Bitcoin e cripotvalute: i consumi di elettricità sono eccessivi

Bitcoin e criptovalute non hanno mai avuto dalla loro parte i governi, tranne rare eccezioni. È normale che sia così dopotutto, le valute digitali infatti si caratterizzano per una volatilità estrema e per la mancanza di una regolamentazione precisa al riguardo. Sono valute che possono dare vita a fenomeni di intensa speculazione e che possono destabilizzare i sistemi finanziari. Non solo, il rischio di incorrere in qualche truffa è sempre dietro l’angolo ed è possibile che le valute digitali possano essere utilizzate dalle organizzazioni criminali. 

Nonostante non siano molto amate, in molti paesi le valute digitali sono tollerate e stanno continuando ad essere minate senza troppe difficoltà. Altri paesi però ne hanno vietato l’estrazione. Altri ancora addirittura lo scambio. È emblematico il caso della Cina, dove già da qualche mese le valute digitali sono state messe al bando. Nel mese di maggio 2021 Pechino ha vietato le transazioni in valute digitali. Nel mese di giugno, è diventato illegale il mining domestico. A settembre tutte le criptovalute, senza eccezione di sorta, sono diventate a loro volta illegali. Molti altri governi hanno scelto di far scendere in gioco restrizioni altrettanto forti, come Egitto, Marocco e Algeria, ma anche Iraq e Qatar, Vietnam, Tunisia, Bangladesh, Kuwait e Camerun, giusto per citarne alcuni. 

Tutti questi paesi hanno come preoccupazione i rischi a cui abbiamo sopra accennato, speculazione, possibilità di destabilizzare i sistemi finanziari, criminalità. Non solo, hanno come preoccupazione anche l’eccessivo consumo energetico che il mining delle criptovalute comporta. 

La situazione in Kosovo 

Già da qualche tempo si parla dell’eccessivo consumo di elettricità dei macchinari necessari per l‘estrazione delle criptovalute. È un argomento tornato in auge proprio in questi ultimi tempi, a causa della situazione del Kosovo. Il paese più giovane d’Europa infatti ha da poco vietato l’estrazione delle criptovalute, proprio perché questa attività ha comportato una eccessiva sottrazione di energia elettrica alla rete nazionale. 

Per effettuare il mining delle criptovalute è necessario utilizzare delle macchine con una potenza di calcolo elevatissima, macchine che devono restare accese e in funzione 24 ore su 24 per validare le transazioni sulle blockchain. Come è facile capire, si tratta di una quantità di energia elettrica elevatissima. Il Kosovo ha attirato molti minatori di criptovalute, soprattutto nella zona settentrionale. Questo soprattutto perché i serbi, che non riconoscono l’indipendenza del Kosovo, si rifiutano di pagare per l’energia elettrica. Ciò ha comportato innumerevoli blackout, a seguito dei quali il Kosovo ha deciso di imporre dei tagli energetici sia alle aziende che alle abitazioni. Tra le altre decisioni, il divieto di minare criptovalute. Proprio a causa di questa situazione, il valore del bitcoin è sceso in modo esponenziale, raggiungendo un livello che non si vedeva da molti mesi. 

La situazione in Kazakhstan

Da quando la Cina ha reso illegali le criptovalute, molti operatori del settore si sono spostati in Kazakhstan, dove l’energia elettrica ha un costo minore. Non solo, in Kazakhstan le temperature sono molto rigide, ideali per raffreddare al meglio i grandi macchinari necessari per l’estrazione delle criptovalute. Il paese si è ritrovato ad essere tra i più importanti estrattori, arrivando a minare il 18% della valuta. Ovviamente questo ha comportato un netto aumento della quantità di energia elettrica di cui il paese ha bisogno, pari all’8% in più nel 2021. Ciò ha di conseguenza comportato vari blackout. Non solo, il prezzo della corrente elettrica è aumentato. L’aumento è stato talmente tanto intenso, che i cittadini sono scesi in piazza per protestare. Le autorità hanno deciso di aumentare i controlli, così da poter contrastare le attività di minino non regolamentate. Inoltre hanno deciso di applicare una tassa piuttosto elevata a tutte le società del settore. Sembra che anche in Kazakhstan non vi sia insomma più spazio per i minatori di criptovalute. 

La situazione in Iran 

La situazione in Iran è un po’ controversa. Teheran crede fortemente nell’estrazione dei bitcoin, utilizzati per finanziare le importazioni in modo da poter evitare sanzioni economiche, in modo da poter ottenere un importante risparmio. Proprio per questo motivo coloro che estraggono valute digitali possono ottenere energia a basso, bassissimo costo in questo paese, sempre che ovviamente le valute siano vendute direttamente alla Banca centrale. Allo stesso tempo però a Teheran sono aumentati i fenomeni di mining senza licenza, fenomeni che sottraggono non poca energia elettrica alla rete nazionale e che hanno comportato infatti diversi blackout. Proprio per questo motivo il paese ha deciso di imporre una moratoria di quattro mesi, che è stata poi revocata. Di recente è stata imposta una nuova chiusura, ma è impossibile sapere di preciso cosa accadrà in futuro. 

Mining delle criptovalute: cosa sta accadendo in Europa 

L’elevato consumo di energia elettrica necessario per l’estrazione dei bitcoin è un argomento che anche l’Europa sta in questo momento prendendo in considerazione. La compagnia elettrica nazionale islandese ad esempio ha deciso di non accettare più richieste da parte dei minatori, per evitare una crisi energetica. L’Epa, ossia l’ente che regola la finanza svedese, ha inoltre richiesto un divieto di estrazione per ogni valuta digitale, perché si consuma una eccessiva energia pulita, perché si rischia di non riuscire a raggiungere l’obiettivo della sostenibilità che invece tutti vogliono oggi come oggi poter perseguire. Anche la Norvegia sembra essere d’accordo. 

Ma, dirà qualcuno, la transizione energetica che si sta mettendo in atto in Europa non potrebbe comportare un miglioramento della situazione? A quanto pare no, perché l’energia necessaria per l’estrazione è aumentata in modo esponenziale nel corso degli ultimi anni, di ben dieci volte. Si tratta di una quantità di energia davvero elevatissima, molto più elevata rispetto a quella effettivamente disponibile. Continuando su questa strada, l’unico obiettivo che è possibile raggiungere è un disastro di immani dimensioni. 

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